Venerdì 7 luglio 2017 – Brigan in “Transumanza Sonora”

I Brigan nascono circa cinque anni fa dall’incontro tra Francesco Di Cristofaro (flauti, fisarmonica, gaita galiziana, voce), Danilo Parolisi (chitarre, bouzouki irlandese, mandolino, voce) e Gabriele Tinto (tammorra, tamburelli, bodhràn, percussioni iberiche), tre musicisti accomunati dal desiderio di riproporre la musica della tradizione celtica, spaziando dall’Irlanda alla Galizia, passando per la Scozia e La Bretagna. Dopo aver dato alle stampe nel 2010 il loro disco di debutto “Irish Roots”, pian piano ha preso corpo l’idea di fondere le sonorità celtiche con quelle dell’Italia Meridionale, e in parallelo hanno dato vita ad un intenso percorso di ricerca che li ha condotti alla pubblicazione di “Ti Sfondo i Bodhràn, Tradizione e Contaminazione” del 2011 nel quale cominciava a prendere corpo la loro originale cifra stilistica. I Brigan hanno inciso “Transumanza Sonora”, nel quale i ritmi della tammurriata e della tarantella sposano e si fondono con muiñeire e carballese galiziane, reel irlandesi e danze bretoni, una vera a propria comunione di culture. Un vero e proprio live che il gruppo sta proponendo in tutta Europa, e che venerdì 7 luglio proporrà anche a Veroli nella rassegna Ernica Etnica, con l’obiettivo di far ascoltatore l’intero album in maniera fedele, con l’aggiunta di nuovi brani e la riproposta di alcuni lavori dei lavori sviluppati precedentemente.

Un background musicale abbastanza vario, dalla musica classica al rock, con un interesse particolare per le musiche tradizionali sia del Mediterraneo sia extraeuropee con i vari risvolti di fusione e contaminazione.

Molto originale l’idea del gruppo di fondere la musica dell’area Celtica con quella popolare del Sud Italia. Non essendo autoctoni e non possedendo in maniera autentica quello che è il linguaggio tradizionale dei diversi territori celtici, hanno deciso di sviluppare un linguaggio comune, in cui le sonorità sia dell’una che dell’altra tradizione s’incontrano in un nuovo sound. Apparentemente lontane, le due tradizioni musicali, sono infatti ricche di analogie riguardanti formule melodiche e ritmiche. 

Diverse sono state le partecipazioni a concerti e festival in Italia e all’estero, tra cui rassegna “Pulcinellamente”, auditorium Mos (Spagna), Fairylands Celtic Festival (Roma) support band di Eugenio Bennato(Teatro Lendi,Caserta), semifinale al “Festival do mundo celta de Ortigueira”(Galizia) e ancora Slovenia,Croazia,Francia e Spagna. Nel 2013 i Brigan vincono la prima edizione di “Universo Folk – Concurso Internacional de Folk Ciudad de Oviedo”.

La band campana è così composta:

Francesco Di Cristofaro – flauti, fisarmonica,voce,gaita galiziana
Danilo Parolisi – chitarra,bouzouki,voce
Gabriele Tinto – tamburelli e tammorra, percussioni iberiche,bodhràn

 

Sabato 8 luglio 2017 – PietrArsa in Orchestra Tammorre e Putipù

Pietrarsa è il nome della pietra lavica del Vesuvio ma è anche il nome del luogo, vicino Napoli, dove i Borbone decisero di impiantare le officine che costruivano le locomotive che viaggiavano sulla prima linea ferroviaria italiana, la Napoli-Portici.

La scelta del musicista napoletano Mimmo Maglionico di usare questo nome per il suo progetto musicale non è dunque casuale, infatti quelle zone ai piedi del Vesuvio custodiscono anche un patrimonio musicale popolare antichissimo legato alla tamorra contadina. I PietrArsa nascono partendo proprio da quelle radici arcaiche della musica rurale per aprirsi ad un folk postmoderno, libero dalle maglie della riproposizione filologica e aperto alle contaminazioni della world music. Una scommessa, insomma, che Maglionico, forte del suo background classico è riuscito vincere sin dal primo disco “pietrArsa” del 2005 e con il tour successivo che ha condotto il gruppo anche al di fuori dei confini nazionali tra Francia, Spagna, Croazia, Grecia e Pakistan. A distanza di quasi cinque anni è arrivato anche il secondo disco del gruppo napoletano Napoli World Style, anticipato dal singolo Stamme cchiù vicina, presentato durante la Festa di Piedigrotta e composto da nove brani tra originali e tradizionali. Rispetto al disco di esordio la componente ethno-world sembra aver acquisito maggiore predominanza nel sound, ma si tratta solo di una impressione superficiale, infatti Maglionico è riuscito nell’impresa di mescolare strumenti di tradizioni musicali diversi e sonorità differenti, conducendoli nel solco della tradizione cosicché la batteria arriva a dialogare con la forza incessante delle tamorre, il basso elettrico con la chitarra battente, l’oud e il bouzuki con i mandolini e i flauti con le ciaramelle. La tradizione musicale campana si apre così non solo alle sonorità mediterranee ma arriva a lambire il pop, il rock e la new age attraverso sonorità eclettiche sempre accattivanti dal punto di vista musicale. A mantenere vivo il contatto con la tradizione del passato c’è l’attento recupero dei testi della tradizione in dialetto, attraverso un laborioso lavoro di ricerca sulle fonti tradizionali. L’ascolto rivela un disco brillante e per molti versi sorprendente, come nel caso dell’iniziale A Puntata, una tamurriata in salsa dance nella quale attraverso testi cantati in napoletano e arabo, i PietrArsa denunciano il sistema dei mass media e il loro impatto sull’opinione pubblica, o della altrettanto bella Nata Guerra una ballata dalle tenui sonorità mediterranee nella quale il dolore dei conflitti tra i popoli lascia spazio alla speranza di un mondo migliore, o ancora il singolo Stamme cchiù vicina, nella quale è raccontato il dramma della camorra. Nella seconda parte il disco, vira verso brani dalla matrice tradizionale come Madonna de Castiello, Rondianella e Miez’a festa de’ paranze, una travolgente tamurriata-etnopop nella quale vengono omaggiati alcuni dei grandi personaggi della musica campana. Tra i brani migliori del disco vanno segnalati la splendida Procidana in omaggio a Concetta Barra, riletta attraverso la lente new-age, il tributo a Renato Carosone con una scoppiettante versione de O’ Sarracino cantata in arabo e napoletano, ma soprattutto la splendida Elisabetta che chiude il disco, un brano sempre del repertorio di Carosone ma mai pubblicato nel nostro paese ma edito solo in Francia. Napoli World Style è dunque un disco tutto da ascoltare per capire dove sta andando la musica tradizionale napoletana, che da sempre si è mostrata ora apertissima alla contaminazione ora viceversa chiusa su se stessa, imprigionata dai languidi sapori neo-melodici.

PietrArsa è un gruppo formato da musicisti impegnati da molti anni in un rapporto attivo con le musiche etniche del meridione d’Italia e del Mediterraneo, nonché con i linguaggi e le sonorità più stimolanti della World Music internazionale. Il progetto discografico e di spettacolo dal vivo comprende l’esecuzione tanto di brani della musica popolare (tammurriate, tarantelle e pizziche).

 

Domenica 9 luglio 2017 – I Tamburellisti di Torrepaduli in Taranta & Pizzica

Durante una ricerca del 1989, lo studioso Pierpaolo De Giorgi incontra il depositario Amedeo De Rosa. Nel 1990 i due, assieme ad un nutrito drappello di giovani danzatori e percussionisti tra i quali Rocco Luca e Salvatore Crudo, fondano lo storico gruppo dapprima denominato Pierpaolo De Giorgi e i Tamburellisti di Torrepaduli. Etnomusicologo, cantante e leader del gruppo, De Giorgi lavora da sempre al recupero delle tradizioni del Salento.

Amedeo De Rosa, scomparso nel 1999, è un abilissimo maestro di tamburello.

Il gruppo, utilizzando una serie di scoperte etnomusicologiche di De Giorgi, si pone all’avanguardia nel settore. Contribuisce in maniera decisiva alla rinascita della più antica forma di tarantella, la frenetica e insieme armonica pizzica-pizzica. Non a caso, è questa la musica rituale del fenomeno tradizionale del tarantismo. Nel corso dei primi anni Novanta I Tamburellisti di Torrepaduli, con i loro concerti inediti e pionieristici, divengono i protagonisti della riaffermazione della dimenticata pizzica pizzica, musica e danza attorno a cui in passato gravitavano i valori universali del culto di Dioniso e della Madre Terra.

La pizzica pizzica è la terapia musicale e coreutica del fenomeno dionisiaco del tarantismo che, come scopre De Giorgi, è un antico rito di rinascita. Dai testi, dai ritmi, dalle danze del gruppo si può notare un grande rispetto per questa cultura popolare, che viene osannata ma non ripetuta in forma banale o pittoresca, in osservanza dei precetti del grande musicista ed esperto Bela Bartòk. Brividi intensi di vita e di arte scuotono chi partecipa ai concerti di questi Tamburellisti di Dioniso, che inducono grandi emozioni estetiche. I Tamburellisti di Torrepaduli, che nei concerti dal vivo offrono il meglio di se stessi, spesso scrivono nuove melodie e nuovi testi poetici e rielaborano o reinventano musiche, testi e danze in senso progressivo. Ma la tradizione, con i suoi materiali musicali, ritmici e coreutici, è regina in tutto il suo splendore. Gioca un ruolo primario il tamburello salentino “a cornice”, suonato virtuosamente, che offre un emozionante ritmo incrociato (poliritmia ottenuta suonando simultaneamente in 4/4 e 6/8).
Il gruppo riprende la musica che guarisce i tarantati (i “morsicati” dal mitico ragno taranta) dalla malinconia e si ispira alle grandiose tradizioni del tamburello e della danza-scherma di Torrepaduli (Ruffano-Lecce), dove ogni anno (15 agosto) rivive una cultura antichissima legata al Santuario di San Rocco. Il successo dei Tamburellisti, alla fine, contribuisce persino alla nuova vertiginosa crescita della festa di San Rocco. I Tamburellisti di Torrepaduli vantano la collaborazione di Paolo Pellegrino, docente di estetica, e di Antonio Anchora, ambasciatore dell’ellenismo nel mondo. Recuperano anche il grico della cosiddetta Grecìa salentina, lingua sopravvissuta dopo la colonizzazione magnogreca e la dominazione bizantina, cantandone alcuni brani significativi e scrivendone di nuovi. 

Ma tutto il Salento può essere considerato culturalmente greco ed è proprio la pizzica pizzica che, di per se stessa, per la sua struttura e per le sue funzioni, incarna le antiche concezioni elleniche. Anche Torrepaduli vanta ben definite origini greco-bizantine. Così l’arte dei Tamburellisti, nonostante manifesti una collocazione contemporanea, che De Giorgi rivendica decisamente, ha un sapore greco: danzatori e musicisti paiono davvero satiri e menadi di un tiaso dionisiaco. Il canto, che unisce autentica poesia e buone vibrazioni musicali, non è diverso da quello degli aedi. Con i Tamburellisti l’arte, come l’araba fenice, rifiorisce in un settore che sembrava totalmente dimenticato. I Tamburellisti di Torrepaduli sia con il loro originale percorso artistico, maturato in tantissimi concerti dal vivo, sia con lezioni impartite ai giovani nelle scuole pubbliche e private, danno l’avvio alla dilagante rinascita della pizzica pizzica, come testimoniano sistematicamente tanti giornali locali e nazionali dei periodi in questione, ad esempio la rivista “Panorama Travel”, il “Messaggero”, il “Quotidiano”, la “Gazzetta del Mezzogiorno”, “Il Corsivo”. Nel 1991, infatti, esce lo storico album Fantastica Pizzica, che viene tanto ascoltato e riascoltato da render necessarie ben 10 ristampe.

È la prima volta nella storia della musica che un album intero viene totalmente dedicato alla pizzica – pizzica. Scritto da Pierpaolo De Giorgi, con la collaborazione di Gino Ingrosso, si avvale della tecnica del folklore immaginario per risistemare vecchi brani e comporre di nuovi. Le scelte di De Giorgi, laureato in estetica, come il criterio del folklore immaginario, simbolicamente mutuato da Brian Eno, non sono casuali ma vengono compiute sul terreno dell’arte contemporanea, dopo il tramonto di molte esasperate avanguardie. L’album, di cui Ingrosso cura la direzione artistica, consente ai Tamburellisti di Torrepaduli di offrire un prodotto nuovo che, però, esprime i contenuti e lo stile di una delle più belle tradizioni del Mediterraneo. È un autentico successo, di critica e di pubblico. Ed è anche un esempio illuminante per il precedente folk-revival così spesso inautentico, smorto e ripetitivo. Sin dal 1991 i nuovi brani e le esibizioni del gruppo in tantissime sagre, feste e celebrazioni trascinano una quantità immensa di folla nel vortice liberatorio della danza e trasmettono una gioia rituale in grado di unire in un solo afflato gli spettatori. Per molti anni i Tamburellisti di Torrepaduli reggono anche la scena principale del più importante appuntamento tradizionale del Salento, l’affollatissima Festa te lu mieru di Carpignano, stimolando alla danza decine e decine di migliaia di persone. Schiere bacchiche di giovani riscoprono così se stessi in una trance collettiva, per la quale recentemente si è parlato dineotarantismo. 

I Tamburellisti incarnano l’anima collettiva del Salento perché interpretano l’arte raffinata ma un tempo molto diffusa degli antenati. Nel 1996 l’album Pizzica e trance, scritto da De Giorgi e Ingrosso, propone per la prima volta brani in italiano, oltre che in grico e in dialetto: anche in questo i Tamburellisti di Torrepaduli sono i primi. In Pizzica e trance, nuovo grande successo diretto da di Gino Ingrosso, emerge la potenza orfica del canto e della musica. Il forte profumo poetico dell’album regala emozioni e rende comprensibili i significati erotici, sociali e spirituali di quest’arte. Tra essi la trance, stato modificato di coscienza dei tarantati e di chi danza rapito dalla percussione ipnotica e periodica dei tamburelli a cornice: la musica dei Tamburellisti è deliberatamente dionisiaca. Se il tamburello sacrificale congiunge cielo e terra, donna e uomo, la trance, come scopre De Giorgi, congiunge conscio e inconscio, io e collettività. L’armonia così ottenuta è ciò che guarisce i tarantati. Uno dei momenti più intensi dello spettacolo dei Tamburellisti di Torrepaduli è la danza della tarantata, terapia musicale tipica della civiltà contadina del Salento. La tarantata, intepretata appassionatamente da Serena D’Amato, balla al ritmo rituale della “liturgica” pizzica pizzica perché solo in questo modo può guarire, con un meccanismo di inversione della negatività della malattia. Lascia senza fiato la danza di Serena D’Amato che entusiasma ogni platea. Gli spettatori assistono emozionati alla grazia esperta di Serena e agli agili salti ritmici di Salvatore Crudo, anch’essi di grande resa estetica. Tutti i danzatori si abbandonano quasi in trance al violino, suonato virtuosamente e appassionatamente da Valentina Cariulo. Tutto questo desta nel pubblico un’emozione intensissima, come è accaduto alla De Yong, regista della famosa BBC, mentre nel 1996 riprendeva i Tamburellisti di Torrepaduli e Monia Saponaro, che all’epoca è la danzatrice del gruppo.

La musica e lo stile dei Tamburellisti sono stati imitati da un gran numero di gruppi, a volte nati da loro allievi o da musicisti che seguivano i loro concerti. Nella parte centrale dello spettacolo I Tamburellisti di Torrepaduli si abbandonano ad uno splendido assolo di tamburello che ricrea e reinventa la magica atmosfera della festa di San Rocco della stessa Torrepaduli. L’assolo mostra il ruolo primario del tamburello salentino e la grande abilità raggiunta da Donato Nuzzo, Salvatore Crudo e Rocco”Luca”. Tra tutti svetta Rocco con i suoi effetti ritmici impressionanti, ma anche “maestro” Donato e l’atletico Salvatore entusiasmano tutti. Donato Nuzzo suona anche la fisarmonica, armonizzando piacevolmente le melodie e i ritmi, a volte fino a creare veri e propri arrangiamenti. Il violino di Valentina percorre le linee melodiche con un intrigante piglio espressionistico. Alle raffinate evoluzioni della musica e della danza si aggiungono la voce intensa e i testi coinvolgenti di  De Giorgi, elaborati con intenti esplicitamente letterari. Nel 2000 esce lo storico CD dei Tamburellisti Pizzica e rinascita, abbinato al noto quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. In pochissimi giorni il Cd, prodotto dalle Edizioni musicali Sorriso e con musica e testi scritti da De Giorgi, va letteralmente a ruba. Il disco evidenzia i forti valori di rinascita del tarantismo e ripropone l’antica cultura della Magna Grecia, vere e proprie possibilità di migliorare il nostro futuro. La poesia contemporanea, quella dell’Antigone di Soflocle e quella del latino medioevale dei Carmina Burana si sposano magnificamente con la pizzica pizzica. Gli strumenti solisti, come violino e fisarmonica, reggono splendidamente e con grande professionalità il forsennato ritmo dei Tamburellisti. Il CD desta l’entusiastico interesse di Pippo Baudo, di Albano e di tante altre personalità del mondo dell’arte.

I Tamburellisti Partecipano a numerosi festival e raduni significativi come il “Festival del Libro” e il “Festival dell’Ellenismo” di Atene, il “Cross Culture di Varsavia”, Il “Festival della Vela latina” di Brindisi, il “Festival della Valle d’Itria” e il “Festival del Cabaret” di Martina Franca, il “Festival Suq” di Genova, il “Festival delle Acque” di Nocera Umbra, il “Carnevale tra i Sassi” di Matera, il “Festival del Mediterraneo” di Perugia, il “Santagatadanze” di Sant’Agata di Puglia, il “Festival nazionale del Fungo” di Castorià”, il “Premio Barocco” di Gallipoli, il “Festival Enotria” di Lecce, la “Notte della Taranta” di Melpignano, la “Notte di San Rocco” di Torrepaduli. Fanno concerti nelle università di Lecce, di Bologna e di Atene, in luoghi storici come piazza S. Carlo a Torino, piazza S. Marco a Venezia, il lago di Como, corso Vannucci a Perugia, piazza del popolo di Ascoli, piazza del popolo di Pesaro, la Fortezza dell’Albornoz di Urbino, il Palazzo Ducale di Genova, la Galleria Umberto I a Milano, Palazzo Strozzi a Firenze, il Maschio Angioino e la Villa comunale di Napoli, il Castello di Barletta, il castello Normanno-Svevo di Bari, Il Castello Aragonese e il Ponte girevole di Taranto, il Castello di Carlo V e il Palazzo dei Celestini di Lecce, il Castello di Otranto, i centri storici di Tirana, Tripoli in Arcadia, Foggia, Orvieto, Narni, Città della Pieve, Forìo d’Ischia, Pratola, Gesualdo, Nusco, Trani, Nardò, Trieste, San Benedetto del Tronto, Spinetoli, Spello, Como, Parma, Udine, Milano. Suonano nei palazzetti dello sport di Lecce, di San Benedetto del Tronto e di Ascoli, nei circoli tennis di Maglie e Brindisi, in numerosi villaggi turistici della Puglia e della Basilicata.

Particolare successo incontrano ripetutamente in molte trasmissioni della Rai, come Occhio al biglietto, Uno mattina, Sereno Variabilenegli stadi di Corinto e del “Santa Giuliana” di Perugia, presso l’aeronautica militare e presso la palestra della Sapienza di Roma, in alcuni centri sociali di Roma e di Padova, nei porti di Corinto, Brindisi, Taranto, Gallipoli e nel porto antico di Genova, come pure in varie località di tutta l’isola di Taiwan, del Montenegro, di tutta la Grecia e delle isole greche di Creta, Corfù, Paros. Noti locali come il Fuori orario di Reggio Emilia, la Flog di Firenze, l’Estragon di Bologna, teatri prestigiosi come il Politeama e il Paisiello di Lecce, il Piccinni di Bari, il Comunale di Corfù e il Comunale di Ioannina, il teatro di Anghiari, il teatro dell’Università di Atene, il teatro Italia e lo Schipa di Gallipoli, l’arena Theodorakis di Corinto, e persino teatri famosissimi come la Kulturhuset di Stoccolma, il Petruzzelli di Bari e l’Odeon del Partenone di Atene li vedono trionfare.
Nel 2003 il CD Il tempo della taranta meraviglia per l’originalità e la forza poetica, come scrivono i critici della rivista “Sorrisi e canzoni”. Nel 2006 il CD Pizzica grica, cantato nella lingua grica della Grecìa salentina, con alcuni splendidi testi di Antonio Anchora, ambasciatore dell’ellenismo nel mondo, riscuote consensi in tutta la Grecia. Nel 2009 il CD Taranta taranta.

I Tamburellisti suonano in tutto il mondo: in Grecia, Albania, Germania, Montenegro, Austria, Svizzera, Ungheria, Canada, Polonia, Australia e nella Cina di Taiwan. Sulle loro musiche ballano compagnie di ballerini greci e persino i Pellerossa del Dakota. Numerose televisioni e radio, italiane e straniere come Rai 1, Rai 2, Rai 3, Bbc,Ert, Chin TV, Rete 4, TeleNorba, emittenti televisive e radiofoniche di Svezia, Montenegro, Albania, Ungheria, Grecia, Repubblica Ceca e tante altre locali diffondono le loro esibizioni.

A Rete 4 ottengono quattro milioni di spettatori nel programma di Albano Una voce nel sole, che viene replicato tre volte.

Fonte: www.tamburellistiditorrepaduli.it     Materiali: Scarica il programma in PDF  • Scarica la relazione 2017